Il motto alla MA-VIB sembra ormai essere “mors tua vita mea“. Chi non ha ricevuto la lettera di licenziamento tira un sospiro di sollievo e si guarda bene dall’appoggiare le colleghe licenziate e, soprattutto, discriminate.
Il caso MA-VIB, azienda di condizionatori di Inzago, Brianza, è nato la scorsa settimana per la decisione del tutto arbitratia e illegale di licenziare un numero rilevante di sole donne, causa sopravvenuta crisi dell’azienda. La motivazione della proprietà è alquanto surreale, in sostanza è questa: le donne portano a casa un secondo stipendio, possiamo quindi licenziarle così torneranno a fare le casalinghe e le madri.
Ovviamente le operaie sono insorte: non tutte hanno famiglia e in alcune il loro stipendio è l’unico, oppure serve interamente per pagare il mutuo, oltre al fatto che un tale comportamento discriminatorio non ha alcuna base legale e sarebbe contestabile con successo anche dal peggior avvocato.
Ma queste operaie sono state doppiamente colpite: prima scaricate senza appello dall’azienda, ora tradite anche dai loro colleghi. Non ha partecipato infatti nessun dipendente di sesso maschile allo sciopero indetto venerdì dalle operaie della Ma-Vib di Inzago (Milano), contro la decisione dei vertici dell’azienda di tagliare, come misura anticrisi, solo i posti di lavoro occupati dalle donne con la motivazione parodossale che ”portano a casa un secondo stipendio” e che in questo modo possono tornare a dedicarsi a figli e famiglia’.
Nel mirino dell’insolito provvedimento 13 donne donne tra i 30 e i 40 anni di età, inquadrate come operaie nel montaggio dei motori. La decisione di licenziarle pare irrevocabile. Intanto attraverso la sua segreteria il titolare dell’azienda fa sapere che “sulla questione preferisce tacere”.
E’ intervenuto invece a sostegno delle lavoratrici il circolo PD di Inzago: “Il PD di Inzago nell’esprimere totale solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori della MAVIB auspica che i licenziamenti annunciati siano ritirati e l’azienda giunga ad un accordo con i lavoratori. Evidenzia che la giunta del Comune di Inzago ha già portato la propria vicinanza alle lavoratrici in sciopero ed auspica che anche le altre istituzioni (Provincia e Regione) si attivino nell’ambito delle loro competenze per agevolare una soluzione positiva della vicenda.”
Il 2 luglio è partita invece un’interrogazione parlamentare da parte delle Donne Democratiche del Consiglio Regionale Lombardia, che ha presentato anche interrogazioni in Provincia e Regione. Piera Landoni, responsabile Democratiche Area Metropolitana Milanese, Ilaria Cova, responsabile Democratiche Lombarde e Laura Specchio, responsabile Lavoro PD Lombardia hanno firmato l’interrogazione in cui si segnala “La grave decisione assunta dai vertici della MA-VIB di Inzago di licenziare 13 lavoratrici con una evidente modalità di carattere discriminatorio ci costringe ancora una volta a rilevare come le conseguenze della crisi si abbattano, in misura ancora più drammatica, sulle donne.
Come spesso succede l’attenzione mediatica ha acceso i riflettori su uno dei numerosissimi casi che si verificano quotidianamente in Lombardia ed in particolar modo nell’Area Metropolitana Milanese.
Nel rispetto delle lavoratrici vogliamo fermamente evitare qualsiasi forma di strumentalizzazione nei loro confronti ed esprimere loro la nostra massima solidarietà ed il nostro sostegno a tutela dei loro diritti.
Abbiamo chiesto l’intervento di tutte le istituzioni competenti ed una tempestiva risposta ci è arrivata dalle donne Democratiche del consiglio regionale (Sara Valmaggi e Arianna Cavicchioli) del consiglio provinciale (Diana De Marchi, Roberta Perego e Bruna Brembilla) e dalle parlamentari Marilena Adamo, Fiorenza Bassoli, Barbara Pollastrini e Emilia De Biasi. Hanno infatti presentato interrogazioni e richieste di audizione delle rappresentanze delle lavoratrici al governo e alle giunte regionale e provinciale.
Il primo appuntamento ci vedrà presenti, martedì 5 luglio in Consiglio regionale per valutare le risposte di Formigoni alle lavoratrici della MA-VIB.
In quell’occasione renderemo pubblico il nostro progetto “CAROVANA DONNE LAVORO” che percorrerà tutte le realtà di crisi del Milanese.
”
Nella speranza che l’accensione delle luci mediatiche sul caso serva, noi non smetteremo di seguire la vicenda.