Il caporalato diventerà un reato penale, questo il contenuto in sostanza del ddl 2584. Il caporalato è un fenomeno malavitoso di sfruttamento della manovalanza, per lo più agricola o edile, con metodi illegali. Si definisce “caporale” il malavitoso che, al mattino prima dell’alba, si reca nelle piazze dei paesi o nelle periferie delle grandi città per cercare manodopera giornaliera, di solito non specializzata, per condurla nei campi o in cantieri edili abusivi. Per tale servizio i “caporali” pretendono una percentuale del pari al 50-60% dalla paga giornaliera, spesso già molto al di sotto della paga sindacale e frutto di lavoro nero. Il caporalato è spesso collegato ad organizzazioni mafiose: in Puglia con la Sacra corona unita, in Calabria con la ‘Ndrangheta e in Basilicata e Campania con la Camorra e con la Nuova Camorra Organizzata. Oggi il fenomeno malavitoso del caporalato sembra essere notevolmente incrementato ed esercitato ai danni degli extracomunitari, numerosi sono rimasti gli episodi di sfruttamento di lavoratori italiani, soprattutto in Puglia e Basilicata.
Questa pratica esiste da decenni nelle aree agricole italiane e si è ancor più diffuso con i recenti movimenti migratori provenienti dall’Africa, dalla Penisola Balcanica, dall’Europa orientale e dall’Asia: infatti chi emigra clandestinamente nella speranza di migliorare la propria condizione finisce facilmente nelle mani di queste persone, che li riducono in condizioni di schiavitù e dipendenza.
Nel gennaio 2010 i lavoratori extracomunitari di Rosarno in Calabria organizzano una serie di manifestazioni contro i caporali, la tensione sfocia in una escalation di violenza tra braccianti e abitanti del piccolo centro calabrese. Il 26 aprile 2010 sono arrestati a Rosarno 30 caporali, sfruttavano lavoratori extracomunitari che erano costretti a lavorare in condizioni disumane nei campi, raccogliendo agrumi coltivati nel rosarnese, con turni di lavoro pari a 15 ore al giorno, l’inchiesta ha consentito inoltre di fare luce su un sistema di truffe perpetrate ai danni degli enti previdenziali. Sul piano patrimoniale, sono stati sequestrati duecento terreni e venti aziende agricole per un valore complessivo di 10 milioni di euro.
Il Ddl 2584 contenente ‘misure volte alla penalizzazione del fenomeno d’intermediazione di manodopera basato sullo sfruttamento dell’attività lavorativa‘ è, ha dichiarato Stefania Crogi, Segretario Generale della FLAI CGIL, presente all’iniziativa “il frutto tangibile di una battaglia sindacale che la FLAI ha intrapreso insieme alla FILLEA e alla CGIL all’inizio dell’anno e che aveva come fine ultimo proprio quello di spingere il Parlamento italiano a formulare una legge che rendesse il caporalato un reato penale”. Secondo la dirigente sindacale, lo “straordinario risultato politico” è stato possibile perché, come purtroppo non accade molto spesso nel nostro paese, “si è instaurato un rapporto virtuoso e costruttivo tra politica e sindacato, ognuno nella propria autonomia”. La leader della FLAI CGIL ha però ricordato che quello di oggi è solo un passo e che “la strada affinchè il caporalato sia definitivamente sconfitto è ancora lunga”, per questo proseguiranno fino a dicembre le iniziative messe in campo dal sindacato. La battaglia contro il caporalato deve essere, ha concluso Crogi “una battaglia di civiltà e di cultura”.
Il caporalato deve diventare un reato penale, è un vero e proprio allarme quello lanciato a gennaio scorso dalla CGIL, insieme alla FLAI e alla FILLEA CGIL con la campagna ‘STOP caporalato’. Un allarme che è stato raccolto dal gruppo parlamentare del Partito Democratico che, ha presentato oggi (26 luglio), con una conferenza stampa al Senato, il disegno di legge sul caporalato che prevede pene tra cinque e otto di reclusione, d’iniziativa della senatrice del PD Colomba Mongiello, e sottoscritto da altri 30 senatori di tutti gli schieramenti politici.