Ci avvisano diversi dipendenti Unicredit, preoccupati dalle attuali manovre del Gruppo, che sono in corso nelle varie sedi locali delle riunioni in cui vengono illustrate le modifiche della “riorganizzazione” che avrà luogo nei prossimi mesi. In particolare, si parla senza chiarezza alcuna di “esuberi” e di pratiche che ricondurrebbero alla mobilità forzata, ovvero l’obbligo imposto dal datore di lavoro di spostarsi in sedi differenti, spesso a molti kilometri di distanza. Per il momento l’unica notizia certa è la prospettiva di 5200 esuberi, ovvero 5200 dipendenti da eliminare entro il 2015. Le grandi manovre però sembrano essere già cominciate. I 5.200 esuberi che accompagneranno il gruppo fino al 2015, sanciscono di fatto che la riduzione del personale in Italia nel periodo 2010-2015 salirà a 6.500 persone, pari al 12% del totale della forza lavoro del gruppo. I costi per l’area commerciale Italia sono attesi in riduzione nel periodo 2010-15 (-1,4% riduzione media annua). Non quindi 5200 esuberi come hanno titolato molti giornali, ma 6500.
L’Unità Sindacale Falcri/Silcea, la più presente rappresentaza sindacale dei lavoratori Unicredit, ha fornito un dettagliato di quelle che sono le maggiori criticità che questa “riorganizzazione” quadriennale:
1. Vengono complessivamente soppresse con la riorganizzazione 643 posizioni professionali (in cui spiccano tra gli altri 415 CSC, 158 CPRIM ruolo che viene eliminato e 218 direttori di CPI) che solo in parte verranno riutilizzate in ruoli equivalenti. Poco chiaro è l’impiego di molti colleghi anche se l’Azienda ha affermato che la riduzione complessiva era già indicata nel piano triennale del 2010;
2. Nelle singole filiali/agenzie verrà in molti casi diviso il personale in due tronconi quello dipendente dal direttore di agenzia e quello dipendente dal DDD. Questo comporta uno svilimento del ruolo di responsabile di agenzia e forte rischio di confusione interna e di disservizi per la clientela;
3. I consulenti PI in molti casi sono destinati a lavorare commercialmente con maggiori difficoltà in quanto spesso isolati, solo in alcuni casi saranno supportati da un assistente, in maggioranza allontanati dai centri dove il responsabile possedeva un’adeguata competenza creditizia che, in molti casi, i DDD da cui dipenderanno non hanno (e non potranno maturare con qualche giornata di formazione);
4. Il DDD, figura chiave della riorganizzazione, risulta eccessivamente gravato di responsabilità autorizzative, creditizie e commerciali rischiando di ridurne fortemente la potenzialità relazionale con la prospettiva di operare principalmente con “produzione di e-mail e chat” per incitare al raggiungimento di obiettivi di vendita; i rappresentanti Falcri/Silcea hanno sollecitato uno stretto e puntuale presidio dei rischi di credito per evitare di causare altre gravi perdite economiche.
5. Le scelte che hanno caratterizzato la riorganizzazione appaiono confermare il “processo a tappe” già avviato, nel quale spiccano la disomogeneità dimensionale e strutturale dei distretti e la scelta di sopprimere la maggior parte dei centri PI mantenendone però il 30% nei centri cittadini; UniCredit ha confermato degli ulteriori “step” di riorganizzazione nel prossimo anno.
I rappresentanti sindacali hanno inoltre denunciato che si stanno verificando situazioni ditrasferimento/spostamento di lavoratori senza la comunicazione delle nuove mansioni/ruoli che andranno a ricoprire. Addirittura in molti casi non viene rispettato il termine di preavviso previsto dal CCNL in caso di trasferimento, di 15 o 30 giorni per le aree professionali se il trasferimento è di più o meno di 30 km e di 30 o 45 giorni per i quadri direttivi a seconda se abbiano o meno familiari conviventi.
Alla luce di tutto ciò, i forti timori dei dipendenti Unicredit sono quelli che si prospettino dei demansionamenti professionali, rispetto ai ruoli ricoperti precedentemente alla riorganizzazione, facendo riferimento anche alle previsioni dei CIA pur in presenza attualmente di una provvisoria sospensione degli effetti inquadramentali.