Ne abbiamo parlato molto, ci sono state tante manifestazioni ma il risultato è rimasto purtroppo invariato. Purtroppo per le centinaia di famiglie, un’intera cittadina, che rimarranno senza lavoro e senza prospettive giusto un mese prima di Natale. Così anche l’ultima, flebile speranza, tutte le promesse di Fiat di riavvio e poi riconversione vengono archiviate definitivamente. Persino la promessa di chiudere per la fine dell’anno, non prima. Termini Imerese, uno degli stabilimenti più grandi di Fiat e del Mezzogiorno, chiuderà il 23 novembre.
La sede torinese ha infatti comunicato ai direttivi delle principali sigle sindacali coinvolte nella vicenda – FIOM CGIL, FIM CISL e UILM UIL – che il 23 novembre sarà l’ultimo giorno di produzione di auto per lo stabilimento siciliano. A sorpresa. Si tratta difatti di un’interruzione che arriva con anticipo rispetto al termine ultimo dato dalla FIAT nei mesi scorsi, quando parlava di una chiusura entro fine anno. Inoltre, l’annuncio avviene in una fase in cui sono ancora aperte le trattative con Dr Motors per l’acquisizione dello stabilimento, previsto per mercoledì 16 novembre un nuovo incontro al Ministero dello Sviluppo Economico. C’è per caso qualcosa che non ci hanno detto? Perché anticipare la chiusura di un mese a trattative di cessione in corso? Perché proprio ora? Dopodomani potrebbe essere il giorno decisivo per l’accordo (manca solo la firma della Fiom) che aprirà una nuova fase dopo anni di vertenze e lotte operaie. E fra due giorni, dopo la fumata grigia di oggi al termine di una lunga riunione interna alla Fiom, si rivedranno Fiat e sindacati per cercare di raggiungere un accordo che sblocchi l’investimento alla ex Bertone. La notizia sul sito siciliano è arrivata come un fulmine a ciel sereno durante una manifestazione della Cgil a Palermo, alla presenza della leader Susanna Camusso.
Il conto alla rovescia intanto però è cominciato. Tra dieci giorni la Fiat smetterà di produrre auto a Termini Imerese, dove l’ultima Lancia Ypsilon sarà assemblata il 23 novembre. I sindacati palermitani ci dicono unanimi che la comunicazione che il Lingotto ha deciso di fermare gli impianti in anticipo di oltre un mese rispetto ai programmi è arrivata come un fulmine a ciel sereno. Inaspettata e devastante. La comunicazione è arrivata mentre i 2.200 operai tra diretti e indotto sono in cassa integrazione: rientreranno domani e lavoreranno per quattro giorni prima di tornare in cig fino al 31 dicembre. Ma a questo punto senza prospettive.
Risposte dai sindacati a questa novità? Per il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso quella di FIAT è senza dubbio “una di quelle scelte che avrà ripercussioni sull’economia della Sicilia”. Secondo la leader della CGIL a fare scalpore non è tanto la data ufficializzata dalla FIAT per la fine della produzione a Termini Imerese “quanto il fatto che c’è ancora incertezza sulle soluzioni per lo stabilimento e i lavoratori. Questo – ha detto – mi pare il vero dato drammatico”. “Anche se – ha proseguito Camusso – il mio è un giudizio ormai postumo, il governo ha speso molte parole per sostenere che la FIAT fosse un gruppo innovativo, ma non ha mai speso parole per difendere l’occupazione, e per dare risposte agli stabilimenti. E’ un giudizio sul fatto – ha insistito – che si è scelto di non fare una vera politica industriale”. La Camusso ricorda come molte volte la CGIL si sia sentita dire dagli imprenditori che “la politica è fatta di investimenti”, ma ogni volta che c’è da investire, ha lamentato Camusso “gli imprenditori si precipitano a frotte dicendo ‘qui proviamo a scommettere e a fare’”. Dunque, per il Segretario Generale della CGIL, il vero problema della data del 23 novembre, “è che si è ancora nell’incertezza che si possa determinare una prospettiva positiva”.