Si calcola che negli ultimi cinque anni 12-15mila informatori siano stati licenziati con procedure collettive di riduzione del personale. Il numero è impressionante, ma non ha fatto notizia (noi ne abbiamo già parlato diverse volte qui: http://www.bloglavoro.com/?s=informatori). Altre realtà, però, in questo momento, sono nell’incertezza della propria sorte o nella disperazione di una concertazione che cercherà solo di limitare il danno, se possibile. Parliamo dei lavoratori di Astra Zeneca, Corden Pharma (ex Bristol), Sanofi Aventis e Sigma Tau. Solo per citare le più grandi. Perché poi c’è anche la pratica, in uso da qualche tempo da parte delle grosse multinazionali, di spostare i dipendenti su aziende fantasma, già destinate a fallire, per evitarsi tutta la trafila dei licenziamenti, prepensionamenti e cassa integrazione. Caso emblematico e rappresentativo, quello di Big Pharma.
Vediamo in particolare le situazioni di crisi attualmente sul tavolo:
Astra Zeneca – Drastico taglio dei posti di lavoro. L’azienda anglosvedese, annunciando i risultati del 2011, ha illustrato “nuove iniziative di ristrutturazione” che si tradurranno in 7.300 posizioni in meno, 3.750 circa nel comparto Selling, General and Administrative. Questo nuovo programma dovrebbe fornire 1,6 miliardi di dollari di risparmi annuali entro la fine del 2014. Nel 2011 gli utili operativi dell’azienda hanno superato i 13 miliardi di dollari per l’intero anno, in calo rispetto al 2010 di quasi 500 milioni. Una contrazione inferiore rispetto alle attese degli analisti.
Corden Pharma (ex Bristol) – 1.500 lavoratori impiegati in due stabilimenti a Caponago in Lombardia e a Latina nel Lazio. A Latina si trovano attualmente in Cassa integrazione circa 50 lavoratori su un totale di 700. L’azienda ha dichiarato la chiusura di un reparto a maggio 2013, poiché non è più interessata a quel business, tuttavia stanno arrivando dei carichi di lavoro cosistenti per quel reparto che potrebbero far rimandare la decisione. La vertenza è in fase di evoluzione, ma rimangono alte le preoccupazioni per una gestione della situazione che potrebbe evolversi in maniera diversa rispetto alle posizioni originarie.
Sanofi Aventis – La multinazionale farmaceutica francese, che impiega 3.600 persone su tutto il territorio nazionale, ha annunciato lo scorso novembre, la mobilità per 468 persone (circa 60 ricercatori; informatori scientifici del farmaco e personale di sede) con annessa chiusura del centro di ricerca a Milano. Non solo, ad essere toccate dal piano di ristrutturazione “lacrime e sangue” anche le sedi di Varese, l’Aquila e Modena. L’azienda ha, infatti, deciso di concentrare l’attività di ricerca e sviluppo negli USA a Boston, in Germania e in Francia. Attualmente la procedura di mobilità è stata aperta per 460 dipendenti. La vertenza è ancora in corso e si cerca accordo in sede sindacale.
Sigma Tau – A novembre l’azienda ha richiesto la Cassa integrazione straordinaria per crisi, ossia 12 mesi, a zero ore per 569 lavoratori (220 informatori scientifici del farmaco; 80 ricercatori di Pomezia e il restante personale di stabilimento). Inoltre, il colosso farmaceutico ha messo in liquidazione due importanti centri di ricerca a Milano (40 unità) e a Caserta (70 unità) per un totale di circa 110 ricercatori. Dopo diversi incontri al Ministero la vertenza è ancora in cerca di una soluzione poiché l’azienda non ha ancora presentato un piano industriale ma solamente di risanamento. Si stanno svolgendo incontri all’Unione industriale di Roma per consentire la rotazione della Cassa integrazione e, soprattutto, la salvaguardia degli accordi aziendali. Da novembre, infatti, l’azienda ha anche annunciato di disdire tutti gli accordi aziendali. La vertenza è ancora in corso.