La proposta di Nestlé e Perugina: ridurre del 25% orario e stipendio degli over 50 e assumerne i figli con il 75% di stipendio.
La proposta, che sarebbe gentile dichiarare ‘schiavista‘ viene da Perugina e ora anche Nestlé, stesso gruppo sta portando avanti questa campagna di particolare semi-pensionamento.In pratica, il genitore sopra i 50 anni può scegliere di lavorare 10 ore in meno a settimana, guadagnando il 25% in meno di stipendio. In questo modo, ha la possibilità di far assumere il figlio a tempo pieno ma con contratto precario e il 75% dello stipendio normale.
Vantaggi: solo per l’azienda che si trova ad avere due lavoratori attivi pagandone uno e un quarto. Per le famiglie non cambia nulla, visto che si ritroverebbero solo con uno stipendio e mezzo in due persone, aggiungendo però una persona in più che si sposta al lavoro (quindi costi di auto, mezzi, pasti ecc.), costi che vanno subito a ridurre drasticamente la piccola entrata in più.
Una proposta davvero sorprendente da parte di Perugina, un gruppo alimentare che si è sempre preso cura dei suoi dipendenti, considerandoli una vera famiglia: dall’asilo nido interno, al campo estivo per i figli dei lavoratori, alla mensa con prezzi molto ridotti (0,60 euro a piatto) e scelta quotidiana tra tre primi e tre secondi… Perché ora questa inversione di rotta? Forse per la presenza di Nestlé che di queste pratiche contro i diritti dei lavoratori è piuttosto abitudinaria?
La proposta di Nestle’ di barattare i diritti dei lavoratori dello stabilimento Perugina di San Sisto, acquisiti negli anni, con una prospettiva di lavoro, comunque flessibile per i figli, e’ ”assolutamente inaccettabile oltre che impraticabile”. La Flai Cgil l’ha gia’ respinta al tavolo ufficiale in Confindustria, ”prima di tutto – si legge in una nota – perche’ non risolverebbe né i problemi occupazionali, ne’ quelli della fabbrica. Quello che serve realmente, e che il sindacato chiede da tempo, e’ un piano pluriennale serio di rilancio dello stabilimento di San Sisto e non certo un improbabile scambio tra diritti, che peserebbe comunque tutto sulle spalle dei lavoratori”.
“Se Nestle’ – continua la nota – vuole veramente guardare al futuro e favorire l’occupazione giovanile, lasci perdere queste uscite estemporanee, e realizzi investimenti, assumendo giovani lavoratrici e lavoratori, senza per questo penalizzare chi per anni ha costruito la ricchezza di questa fabbrica. Le guerre tra generazioni in stile Fornero non ci interessano. Gli errori commessi in questi anni dal management non posso ricadere sempre sulle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori di San Sisto che non hanno certo responsabilita”’.
”Infine – conclude la nota – facciamo notare che a forza di processi di mobilita’ e di riorganizzazione l’eta’ media in fabbrica si e’ talmente abbassata che nella stragrande maggioranza dei casi i figli dei dipendenti oggi sono minorenni e l’assunzione dei minorenni e’ una pratica che siamo certi Nestle’ non voglia adottare in nessuna parte del mondo”.