Iniziamo oggi una nuova rubrica, Volere è lavoro, una raccolta veloce e emblematica di casi di successo che possono fornire qualche spunto a chi è in cerca di una strada, un lavoro, un modo per farsi conoscere.
Partiamo con Simon Holloway, oggi direttore creativo della maison Jimmy Choo, uno dei più famosi brand di scarpe nel mondo. Come è successo che un anonimo ma talentuoso neolaureato inglese, senza mezzi e raccomandazioni, arrivasse a questo livello?
Lo racconta lui stesso, cominciò tutto da una cabina telefonica… “quando lascia l’università, tutti i miei compagni di corso andarono a lavorare in Italia. Io sognavo Londra e Parigi. ma nella prima non trovavo nulla, così mi attaccai al telefono per cercare un posto nelle maison francesi. Il problema era che non mi rispondeva nessuno. Mi ricordo molto bene dentro una cabina telefonica, a incassare una serie di “no, grazie”. Poi, come un sogno, da Chloé mi risposerò “Sì”. E qualche giorno dopo mi trovai a lavorare con Karl Lagerlfed.”
Entrato poi nella maison Jimmy Choo sotto la guida di Tamara Mellon, co-fondatrice ma soprattutto editorialista di Vogue UK, ci è rimasto fino a diventarne il direttore creativo insieme alla Choi, nipote del fondatore. Un caso emblematico quindi, quello di Simon Holloway, che ha scalato tutti i gradini dal basso, partendo come disegnatore creativo e arrivando al vertice, alla direzione creativa.
Nel 2011 Jimmy Choo, grazie al design sempre innovativo, ha registrato vendite per 150 milioni di sterline e, secondo Labelux, che già possiede la svizzera Bally dal 2008, l’italiana Zagliani, la britannica Belstaff, oltre a quote di maggioranza della casa di gioielli londinese Solange Azagury-Partridge e dellanewyorkese Derek Lam, sono attesi incrementi dei ricavi a doppia cifra su tutti i mercati e le aree di prodotto.
L’esempio di Simon Holloway è quello del coraggio, prima di tutto, il crederci fermamente. Cercare il contatto diretto, non passare per le agenzie di selezione. Volere è lavoro.