Inizia oggi l’attesissimo concorso a cattedra. Oltre 320.000 aspiranti docenti si cimenteranno in tutta Italia con la prova preselettiva che consiste in 50 quesiti proposti su computer, unici per tutti i posti e le cattedre messe a bando. Una prima ‘scrematura’ per arrivare poi alle prove specifiche nelle materie dei candidati.
Il tempo a disposizione per rispondere è di 50 minuti, al termine dei quali ogni candidato potrà visualizzare il risultato conseguito sulla postazione assegnata, un notevole passo avanti rispetto alle interminabili attese post-concorsi pubblici. Per il superamento della preselezione è necessario conseguire un punteggio superiore a 35/50. I candidati che supereranno la prova di preselezione odierna saranno ammessi alle successive prove, scritte e orali.
Sono 11.542 le cattedre a disposizione, dalla scuola dell’infanzia alle superiori. Le prime nomine in ruolo dei vincitori del concorso saranno fatte già a partire dal prossimo anno scolastico.
Pessimi gli esordi e i commenti degli esperti. Su Huffington Post un editoriale al vetriolo di Laura Eduati spiega brevemente le tante carenze: “Una lotteria sconclusionata fin dagli esordi: dopo le proteste per i test simulati preparati dal ministero dell’Istruzione, ma con domande zeppe di errori e quesiti strampalati, e dopo le centinaia di ricorsi di insegnanti precari esclusi dal bando, ora esplode il malessere dei docenti e dei tecnici informatici che dovranno sorvegliare le oltre 2.500 aule scolastiche dove si svolgeranno i test della prossima settimana, e che per l’occasione sono state informatizzate: secondo quanto appreso dalla Cgil-scuola, a loro verranno corrisposti uno-due euro l’ora. Un compenso infimo che sta spingendo molti incaricati a disertare le aule concorsuali, soprattutto perché si tratta di una mansione non prevista dal contratto. Il ministero, appositamente interrogato, non ha ancora smentito questo scenario ma ha consigliato ai presidi di chiudere per due giorni gli istituti scolastici che ospiteranno le preselezioni per non disturbare le lezioni.”
E tutto questo, aggiungiamo, per un posto in cui si verrà pagati pochi euro l’ora, dopo anni di precariato a lavorare spesso in sedi molto lontane o obbligati a migrazioni nell’ordine dei mille kilometri per raggiungere l’agognata cattedra. Vale la pena? In un paese in crisi in cui è molto difficile per un laureato trovare lavoro, forse può essere un’ultima spiaggia. Certo è che, dai commenti su questo sito, pare proprio che la maggior parte dei partecipanti sia solo alla ricerca di un’ultima spiaggia, il miraggio di un posto fisso e statale in cui, diciamocelo apertamente, si lavora fondamentalmente part-time con uno stipendio full-time, per quanto non altissimo. Così, i pochissimi insegnanti per passione, si troveranno a lavorare con una maggioranza di insegnanti “perché non c’era altro lavoro”. Una pessima prospettiva sia per chi lavora che per le nuove generazioni che dovranno godere di questo tipo di docenti.