Come già annunciato, dal 2013 si vedono i primi effetti di cambiamento sulle pensioni, in conseguenza della riforma Fornero. Tra i principali (e poco graditi) c’è un innalzamento di ulteriori tre mesi rispetto al 2012 per accedere alle pensioni di vecchiaia.
Modificata anche la disciplina per gli impiegati della pubblica amministrazione, sia uomini che donne, che potranno lasciare il lavoro solo a 66 anni e 3 mesi.
Le donne lavoratrici autonome invece lasceranno il lavoro a 63 anni e 9 mesi, mentre le lavoratrici dipendenti da aziende private potranno farlo a 62 anni e 3 mesi.
Dal 2013 in poi, inoltre, la soglie dell’assegno di vecchiaia cresceranno di pari passo con le aspettative di vita della popolazione, che saranno rilevate dall’Istat, e le donne raggiungeranno gli stessi requisiti anagrafici degli uomini entro il 2018. Per chi, quindi, ha ancora più di 10 anni di distacco dalla soglia del pensionamento, l’attesa si allungherà ulteriormente.
Da questo anno si può andare in pensione anticipata solo se si sono maturati almeno 42 anni e 5 mesi di contributi nel caso degli uomini e 41 anni e 5 mesi per le donne. Per le donne l’aumento dell’età crescerà gradualmente fino al 2018, quando sarà equiparata a quella degli uomini e andranno anche loro in pensione anticipata solo se avranno 42 anni e 5 mesi di contributi.
Dal 2013 inoltre, si può restare al lavoro fino ai 75 anni, ottenendo benefici in termini di guadagno, grazie al coefficiente di calcolo della pensione più alto. A questo si aggiungeranno inoltre i contributi maggiori accumulati.
Dal primo gennaio 2013 sono anche scattati gli aumenti del 3% per adeguare le pensioni al costo della vita, ma la rivalutazione non è valida per gli assegni superiori a tre volte la soglia minima. Un blocco della rivalutazione che riguarda sei milioni di pensionati, ovvero coloro che percepiscono un assegno mensile superiore ai 1443 euro.
Per chi usufruirà invece della rivalutazione, non c’è di che gioire, gli aumenti sono davvero una beffa sfacciata: la pensione minima passa da 481 a 495,43, mentre una pensione media da 1.000 euro verrà rivalutata a 1.025 euro.