Il rapporto di Veneto Lavoro per il 2012, pubblicato in questi giorni, fotografa una regione in fortissima crisi, dalle ‘ristrutturazioni’ di colossi come Benetton e Elettrolux, fino alle 1500 ulteriori imprese che hanno annunciato l’avvio di procedure di crisi (cassa integrazione, mobilità, amministrazione straordinaria ecc.). Secondo il rapporto 2012, inoltre, la proiezione sul 2013 è se possibile peggiore: il 2013 segnerà nuovi massimi sul fronte dell’impatto occupazionale della recessione in corso.
Il 41% di aziende in più con procedure di crisi, rispetto al 2011. Analogamente i lavoratori coinvolti sono lievitati da poco meno di 21mila (2011) a quasi 35mila. Similmente, il numero complessivo dei licenziamenti con successivo inserimento in lista di mobilità è salito del 4,7%: da 34.460 licenziamenti si è passati a più di 36mila. Il dato più impressionante è però quello dei lavoratori già presenti nelle liste di mobilità. A fine dicembre 2012 si parla di qualcosa come 61.500 lavoratori senza più un posto a fronte dei 59.773 addetti di fine 2011.
C’è stato un forte incremento (+11%) dei licenziamenti individuali, segno di una condizione di difficoltà nelle piccole imprese, mentre dall’altro i licenziamenti collettivi sono significativamente diminuiti passando dai 21.338 del 2011 ai 18.856. Il problema, dal punto di vista sociale, è che i licenziamenti attivati dalle piccole imprese danno diritto ai benefici fiscali a favore delle aziende in caso di assunzione, anche se per il 2013 questo non è stato confermato, ma non consente ai lavoratori l’accesso all’indennità di mobilità.
In mobilità ormai ci sono nel solo Veneto più di 42mila persone, che oltre ad aver perso il posto, si sono ritrovate senza alcun sostegno al reddito. Tornando all’ammontare complessivo dei licenziamenti, risulta evidente che dal confronto con la situazione ante crisi (circa 25mila addetti in mobilità a fine 2007) i posti bruciati sono più che raddoppiati. La provincia di Treviso è la più colpita: 7.800 nuovi licenziamenti a fronte dei 7.200 di Padova, 6.400 di Venezia e mille di Belluno.
L’andamento della cassa integrazione sottolinea lo stesso quadro drammatico: oltre il 18% rispetto al 2011 con 102,9 milioni di ore autorizzate. La crescita della cassa integrazione ordinaria (+40%) e di quella in deroga (+31,5%) ha più che compensato la flessione della Cig straordinaria (-4,7%). A livello provinciale, Belluno ha avuto, nell’arco del 2012, 2,13 milioni di ore di Cig ordinaria autorizzate, 1,28 milioni di ore di straordinaria e 1,22 milioni di ore di cassa in deroga. A Padova sono state 3,5 milioni le ore di ordinaria, 7,66 milioni quelle di straordinaria e 8,13 milioni di ore di cassa in deroga. Per Treviso, nell’ordine, 6,2 milioni5,9 milioni e 9 milioni; Venezia 4,8 milioni, 8 milioni e 5,68 milioni. Va detto che non tutte le ore autorizzate si traducono automaticamente in ore utilizzate. Anzi, concludono da Veneto Sviluppo, nell’arco della crisi il tasso di utilizzo si è abbassato. E questo la dice lunga sulla fiducia nel futuro: si fa scorta di ore «per cautelarsi rispetto a delle aspettative che sono negative».