Mariano Rajoy, alla guida del parlamento spagnolo dal 2011, ha varato un piano per l’impiego giovanile e sta tentando la riconciliazione con i sindacati dopo l’anno nero in cui le contestazioni sindacali legate alla crisi e alla crescente disoccupazione hanno visto centinaia di migliaia di spagnoli in piazza.
Il piano previsto dal governo spagnolo è di 3 milioni e mezzo di euro in 4 anni per rilanciare il lavoro nella fascia più colpita in Spagna dalla disoccupazione, quella tra i 18 e 25 anni. Alcune misure d’impatto come la detassazione per le imprese che assumono giovani. Il Premier si è infatti detto più volte molto preoccupato dalla quantità di giovani che sta lasciando il Paese e aveva più volte annunciato un piano per conservare questo “capitale di talento”, come lui stesso l’ha definito. Tutt’altra musica rispetto all’Italia in cui l’unica preoccupazione dell’ultimo governo sembra essere stata solo lo smantellamento dei pochi diritti rimasti ai lavoratori e grandi piani sono stati fatti solo per salvare o avvantaggiare i gruppi bancari.
Sicuramente noteranno la differenza i tanti precari italiani a cui il Ministro del Lavoro Fornero suggerì di essere “meno choosy“, gli stessi a cui l’ex Premier Berlusconi suggerì solo di trovarsi un marito/moglie ricco o che un altro ministro definì “bamboccioni”. Negli altri paesi, davanti alla medesima situazione, c’è invece preoccupazione e si impiegano mesi per varare un piano concreto che possa rilanciare l’occupazione tra i più giovani, quelli più a rischio di emigrazione.
In Italia, proprio oggi aleggiano le parole come sempre vuote e senza peso sull’argomento, questa volta del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco durante una conferenza a Cà Foscari: “Assieme alla flessibilità serve più protezione per chi nel mercato del lavoro non trova soddisfazione continua”. “Noi parliamo sempre di flessibilità: è molto importante, il problema è che non è sempre la cosa migliore”, ha aggiunto.
Nell’attuale periodo difficile dell’Italia, si fa sempre più urgente la necessità di ripartire dalle riforme del lavoro, da investimenti sostanziali, come quelli che stanno partendo in Spagna, per permettere l’inserimento di giovani e donne, le categorie più colpite dalla disoccupazione. Una nota positiva arriva comunque dal discorso di Visco a Cà Foscari: “Il capitale umano e gli investimenti in conoscenza sono importanti se abbiamo dei soldi dobbiamo investire lì, questa è la responsabilità della classe politica e dirigente“.
Certo, ma queste sono parole. Non sarà lui a decidere quanto e dove andranno i pochi fondi rimasti. Se ne occuperà il prossimo governo, se mai riuscirà a insediarsi uscendo dall’attuale stallo.