La mitica Rosalia Porcaro illustra tra risate e molta verità la realtà delle lavoratrici operaie nel napoletano interpretando Veronica, operaia in nero in una fabbrica di “borze”. I suoi personaggi sono ripresi dalla quotidianità proletaria e verace, e impersonano i difetti e le debolezze dell’italiano medio. Veronica, operaia in una fabbrica di borse, ama Genni ma è ostacolata nel suo amore dalla suocera. Ingenua e infantile non si accorge di essere sfruttata dal padrone che anzi lei stima profondamente. Fraintende puntualmente le vessazioni che riceve in fabbrica ma si sente una donna moderna (va “dallo psicologo”) e cerca di farsi accettare dalla suocera, che non apprezza i suoi tentativi di apparire una brava donna di casa.
Secondo ricerche realizzate dall’ISTAT, l’economia sommersa del nostro paese nella sua interezza (quindi iglobando il lavoro sommerso e i fenomeni legati all’evasione fiscale) è stimabile fra il 17% e il 21% dell’intero PIL nazionale, ciò rende bene l’idea delle pesanti ripercussioni che tale fenomeno ha sulla ricchezza nazionale. Il problema è dunque fortemente presente nel nostro territorio, ma non in maniera uniforme, esistono infatti marcate differenze fra Sud e Centro Nord: in regioni come la Calabria, la Sicilia, la Puglia e la Campania, il lavoro sommerso tocca punte del 40-50% del PIL regionale, mentre in altre regioni come l’Emilia Romagna, il Trentino Alto Adige, il Lazio e la Lombardia il fenomeno, pur essendo sempre presente, ha dei numeri molto meno rilevanti (circa il 10%).
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