«Ho 59 anni. Mando in giro un curriculum al giorno senza ottenere risposta. Mia moglie è precaria, ho un figlio che studia e viviamo con la mia mobilità, novecento euro al mese. Come si fa ad andare avanti così?».
La storia di Furio Mocco, ex dipendente Ferrania, è come quella di tanti lavoratori, almeno un migliaio, che ieri hanno sfilato in piazza Saffi prendendo parte allo sciopero generale organizzato da Cgil, Cisl e Uil. Ma Mocco, insieme ad altri duecento lavoratori, ha manifestato senza sigle presentando un nuovo volto della crisi.
«Dal punto di vista sindacale – dice Mocco – le nostre storie hanno terminato il percorso possibile: le lotte per la cassa integrazione, poi per la mobilità. Ora siamo disoccupati, chi da anni, chi da mesi, alla disperata ricerca di un lavoro. Facciamo parte delle 28 mila persone della provincia di Savona senza un impiego. Per questo abbiamo fondato un nuovo movimento, l’Unione dei Senza Lavoro Savona, che ha un preciso obiettivo: contestare con forza le istituzioni politiche che non sono in grado di attivare reali politiche del lavoro».
Un segno della rabbia e del vuoto in cui si sentono abbandonati i cittadini, in un momento di crisi drammatica per la provincia savonese, che ieri ha gridato la propria rabbia attraverso i volti di centinaia di lavoratori. C’erano tutti: Fruttital, Reefer, Ocv, Cabur, ma anche realtà più piccole, cooperative di servizi, che ogni giorno lasciano a casa lavoratori.
Dati pesanti che confermano i sindacati. «Nonostante abbiano già sopportato parecchie ore di sciopero, oggi sono tutti in piazza i lavoratori del territorio – dice Fulvia Veirana, segretario generale della Cgil savonese –. La legge di stabilità non propone interventi per lo sviluppo di cui i nostri comuni hanno urgente bisogno. Per questo chiediamo che venga riconvocato il Tavolo del Lavoro a livello provinciale quanto nazionale».L’elenco è lungo. «I progetti che stanno partendo non sono sufficienti – dice la Veirana.- Abbiamo bisogno di investimenti nel territorio per accogliere e invitare le aziende a insediarsi nel savonese».
A partire dall’Ocv, come racconta Patrizio Paganin. «Sino a giugno 2014 prenderemo la cassa integrazione straordinaria – racconta – poi la mobilità. Dopo ci aspetta il vuoto. Ho 54 anni, non c’è un giorno in cui non cerchi lavoro, ma è impossibile. Mia moglie è casalinga, ho un figlio ancora giovane. Ci aiuta mia mamma, quasi ottantenne, con la sua piccola pensione».Stesso destino alla Fac. «Riceveremo la cassa sino a fine gennaio, poi la mobilità e poi non so come andremo a finire – racconta una ex dipendente Fac, Lorenza Leardi, 44 anni. – Senza contare che l’Inps non ha versato un centesimo da luglio. Ho sulla schiena un mutuo che mi accompagnerà sino a settanta anni. Come si può vivere con questa angoscia?».
A far paura è il futuro. «Mia moglie è disoccupata – dice Daniele Peruzzo, dipendente della Cls della Valbormida. – Ad oggi sono in ferie forzate, ma cosa accadrà nei prossimi mesi? Alcuni dei miei colleghi sono stati assorbiti dalla cooperativa Coseva, mentre una ventina di noi è rimasta esclusa. Tra qualche tempo saremo senza stipendio». Il miraggio della pensione è lontano. «Ho 58 anni – dice Pierangelo Vignola, cantieri navali Rodriguez. – Arriveremo morti alla pensione se si va avanti così. Non ho stipendio, prendo solo 600 euro come cantiere scuola. Mia moglie è casalinga, abbiamo un figlio. E in futuro potrebbe andare peggio».
Male anche le piccole realtà, come racconta Roberto Speranza della Cisl di Savona. «Le situazioni di crisi delle piccole aziende e delle cooperative sono tante – dice Speranza. – LaAll Service, in particolare, ha sempre avuto numerosi incarichi che, da alcuni mesi, sta perdendo per la crisi. Ad esempio, i lavoratori All Service che prestavano servizio allaTerminal Rinfuse di Vado sono oggi in una situazione spaventosa. Il prossimo mese saranno in quattro a dividersi un solo stipendio di mille euro. Una vergogna».
Fonte: Il Secolo XIX – 25 Novembre 2013