Sul fronte lavoro l’idea è da un lato di prorogare la decontribuzione per i giovani neo-assunti, dall’altro di prevedere uno sgravio analogo per i lavoratori over 50. Per i giovani assunti a tempo indeterminato è oggi prevista una decontribuzione del 33% fino a un massimo di 650 euro al mese per 18 mesi, che scendono a 12 per i neo assunti a tempo determinato. Si sta ragionando sul concedere altri 12 mesi lo sgravio per entrambi i contratti. Stesso arco temporale di bonus contributivo potrebbe essere previsto per salvaguardare il posto di lavoro degli ultracinquantenni. In parallelo marcerebbero le misure a favore della ripresa. Alcune risorse verrebbero dirottate ai comuni per piccole opere immediatamente cantierabili. Per le aziende il governo è poi pronto a mettere sul piatto dei voucher per finanziare direttamente progetti di ricerca o l’acquisto di servizi utili all’attività d’impresa. Il piatto forte resta però quello della riattivazione del credito, ancora estremamente asfittico. E qui si punta ad agire tanto su quello bancario che quello extra-banche. Sul primo si pensa di allentare la morsa del credit crunch consentendo alla Cassa depositi e prestiti di acquistare pacchetti di credito da destinare alle Pmi, sollevando le banche dai rischi di insolvenza.
Un pacchetto per lo sviluppo e l’occupazione da 6 miliardi, che marcerebbe parallelamente alla manovra con un disegno di legge collegato. Con la Cdp libera di sollevare le banche dai rischi del credito e la decontribuzione per i lavoratori over 50. Un investimento, ragionano governo e maggioranza, per tamponare la spesa a sostegno di Cig e pre-pensionamenti. Idea che non entusiasma la leader della Cgil, Susanna Camusso.
«Le politiche di incentivi alle assunzioni sono sempre utili in una stagione di disoccupazione cosi’ alta, ma se si pensa che questa sia l’unica politica per il lavoro si rischia l’assenza di risultati». Che invece per la Camusso richiedono interventi sulla domanda. L’idea del Governo è quella di riaccendere i motori dell’economia puntando su lavoro e sviluppo. Misure che dovranno essere messe a punto forse già martedì, quando potrebbe arrivare un pacchetto di modifiche del governo.
«L’abbiamo chiamata piattaforma credito alle Pmi e porterà via dai bilanci delle banche il peso dei crediti rischiosi», spiega il vice ministro dell’Economia, Stefano Fassina. Almeno 800 milioni verrebbero invece messi sul piatto del fondo di garanzia per le imprese e i Confidi, il consorzio italiano di garanzia collettiva dei fidi. Nel pacchetto sviluppo dovrebbe andare anche la deregulation del credito extra-bancario, con la possibilità per le Pmi di emettere mini-bond garantiti da beni immobiliari e non. Titoli che potrebbero poi essere acquistati da fondi specializzati o da assicurazioni garantendo denaro fresco alle imprese. La Consob tempo fa ha stimato emissioni addirittura per 20-30 miliardi di euro. Sul come finanziare l’intero blocco di misure si continua a ragionare, ma «in parte le risorse potrebbero arrivare da una diversa modulazione dei fondi europei già riprogrammanti», spiega la vice-capogruppo Pd alla Camera, Paola De Micheli.
Parte delle risorse, in particolar modo quelle da destinare al Sud arriverebbero dai soldi non impegnati del fondo per lo sviluppo, l’ex Fas per intenderci, che serve per gli interventi a favore delle aree sottoutilizzate del Paese. Intanto da domani riparte la corsa della legge di stabilità in commissione bilancio del Senato, che ha eliminato altri mille emendamenti e accantonato tutti quelli più incandescenti, per iniziare da quelli su casa e spiagge, per finire a quelli sull’innalzamento della no-tax area.