L’ultima firma del presidente Antonio Mastrapasqua all’Inps è stata anche la più sofferta. A riportarla in calce è il documento N° 1091, registrato al protocollo il 10 gennaio scorso, e tuttora riservato. Al suo interno è contenuta la Relazione sul bilancio di previsione per il 2014, un lungo rendiconto finanziario di 85 pagine dentro le quali si trova il dato più preoccupante: nel corso dei prossimi mesi il patrimonio dell’Istituto sarà azzerato. Secondo la Relazione di Mastrapasqua, confermata nel quadro generale per il 2014 redatto dal direttore generale Mauro Nori, negli ultimi quattro anni il paracadute patrimoniale dell’Istituto è stato consumato ed è passato dai circa 40 miliardi di euro del 2009 (primo anno di gestione Mastrapasqua) ai -4,5 miliardi previsti per il 31 dicembre 2014.
Quale futuro attende allora le pensioni degli italiani? Oltre alla perdita delle riserve, il bilancio di previsione annuncia un altro dato drammatico: l’Inps chiuderà il 2014 con un disavanzo complessivo di 12 miliardi di euro. Questo significa che le uscite supereranno di gran lunga le entrate. E non solo per l’anno in corso. Il documento 1091 prevede infatti un disavanzo ancora elevato nei prossimi anni: 10,6 miliardi nel 2015 e 10,4 nel 2016. Quanto basta per ammettere che il buco è strutturale.
L’erosione del patrimonio Inps negli ultimi anni
ANNO MILIARDI DI EURO
2009 41,5
2010 29,5
2011 24,6
2012 21,2
2013 21,4
Previsioni 2014 -4,5
L’ultimo regalo del governo. Le risultanze raccolte nel bilancio di previsione non sono un segreto per il presidente del Consiglio Enrico Letta e per i ministri delle Finanze e del Lavoro, Saccomanni e Giovannini. Consapevole della gravità dei numeri, l’esecutivo è venuto in soccorso dell’Inps prevedendo nella legge di Stabilità approvata il 27 dicembre scorso la cancellazione di alcune passività patrimoniali accumulate dall’ex-Inpdap (oggi confluito nella grande Inps) nei confronti dello Stato per un totale di 25,1 miliardi di euro.
Lo sconto sui debiti pregressi, una volta inserito a bilancio, permetterà all’Inps di riportare per qualche mese il suo patrimonio in attivo. Si tratta però di un palliativo, un semplice artificio contabile che non cambia le carte in tavola. “Quei soldi – spiega oggi Gian Paolo Patta, membro del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps – non arriveranno materialmente, ma sono solo una posta positiva da iscrivere a bilancio per far quadrare i conti. Inoltre, il regalo del governo non incide sulle cause strutturali del passivo e il suo beneficio sarà annullato nel giro di pochi mesi quando il disavanzo miliardario continuerà ad erodere le riserve dell’Istituto”.
La verità va oltre i vantaggi garantiti dalla legge: il sistema non si sostiene senza l’aiuto finanziario dello Stato (ammontano a 103 miliardi i debiti dell’Inps verso il ministero delle Finanze), il deficit cresce di anno in anno e con esso le diseguaglianze.
Quanto costano i vertici dell’Inps?
USCITE ORGANI DELL’ENTE COSTI
Compensi fissi e oneri del Presidente 220.000 €
Compensi fissi membri del Consiglio di indirizzo e vigilanza, e degli altri comitati 409.500 €
Oneri per emolumenti fissi membri del collegio dei sindaci 2.403.000 €
Rimborso spese al Presidente 45.000 €
Gettoni di presenza e rimborso spese membri dei comitati regionali 423.710 €
Rimborso spese membri collegio sindacale e al magistrato Corte dei Conti delegato 35.300 €
Rimborso spese membri del Consiglio di indirizzo e vigilanza, e degli altri comitati 607.841 €
Totale uscite per gli organi dell’ente 4.144.351 €Fonte: Bilancio di previsione 2014 Inps
Nuovi poveri e vecchi ricchi. Nessuna operazione di maquillage contabile è in grado di mascherare il profondo rosso accumulato dalla maggior parte dei fondi pensione. La Relazione del presidente rivela che alla fine del 2014 il fondo pensioni dei lavoratori dipendenti registrerà un passivo di 119 miliardi di euro; quello dei coltivatori diretti di 80 miliardi; quello degli artigiani di 48 miliardi. Un buco patrimoniale di quasi 250 miliardi di euro coperto a fatica solo da due fondi: i lavoratori parasubordinati, in attivo di 96 miliardi, e le prestazioni temporanee dei lavoratori dipendenti (quindi contributi per malattie, maternità, disoccupazione), in attivo di 179 miliardi. “Questi due fondi – commenta Patta – sono la cassaforte, la banca che ha permesso di portare a “soli” -4,5 miliardi di euro il passivo del patrimonio Inps. Ma ciò significa che diverse decine di miliardi versati dai lavoratori per il sostegno al reddito, alla malattia e alla disoccupazione vengono in realtà utilizzati per sanare il buco degli altri fondi previdenziali”. Questa è la solidarietà al contrario del sistema pensionistico italiano: i nuovi poveri (collaboratori a progetto e partite Iva) pagano le pensioni ai vecchi ricchi (lavoratori dipendenti), ultimi sopravvissuti di una stabilità lavorativa che non esiste più.
La situazione patrimoniale dei principali fondi previdenziali
CATEGORIE MILIARDI DI EURO
Lavoratori dipendenti -119,4
Coltivatori diretti -80,1
Artigiani -48,2
Commercianti 1
Parasubordinati 96,7
Gestione speciale dipendenti della Pubblica amministrazione -37,7
Gestione prestazioni temporanee ai lavoratori dipendenti 179,9
Totale gestioni previdenziali -3,8 mldFonte: Bilancio di previsione 2014 Inps
La Corte dei Conti lancia l’allarme. Il trasferimento interno di risorse finanziarie per coprire i buchi di alcuni fondi non è sfuggito alla Corte dei Conti. Antonio Ferrara, il magistrato delegato della Corte presso l’Inps ha ribadito nella sua relazione annuale: “La tenuta dei fondi e quindi del bilancio generale dell’Istituto continua a poggiare principalmente sugli avanzi economici della gestione dei parasubordinati e su quelli patrimoniali delle prestazioni temporanee, e si fonda su un meccanismo di prestiti interni che rappresentano tuttavia il frutto di mere operazioni contabili e si traducono in corrispondenti iscrizioni di crediti finanziari correnti”. L’equilibrio finanziario del sistema pensionistico italiano si regge quindi su “mere operazioni contabili”, che tappano un buco momentaneo, ma aprono una voragine sul futuro, quando il popolo dei collaboratori a progetto busserà alle porte dell’Inps per avere la pensione che gli spetta.
Quanto incide la spesa pensionistica sul Pil
ANNO INCIDENZA %
2010 11,50 %
2011 11,51 %
2012 11,60 %
2013 16,21 %
2014 15,94 %Fonte: Bilanci Inps e Bilancio di previsione 2014
Il futuro è incerto. Oltre il caso Mastrapasqua piombato sul tavolo di Enrico Letta e del ministro Enrico Giovannini e concluso con le dimissioni del presidente, c’è una questione molto più delicata da risolvere: quella del riequilibrio dei conti. È questo il primo dossier che attende il nuovo presidente, chiamato a mettere mano sul disavanzo dei numeri e sull’imbarazzo degli squilibri sociali tra una gestione previdenziale e l’altra. Purtroppo le aspettative sui costi non gli vengono in soccorso. Rivela il bilancio di previsione: dal 2010 alla fine dell’anno in corso la spesa pensionistica è continuata e continuerà a salire. Era l’11,5% del Pil nel 2010 e sfiorerà il 16% al 31 dicembre 2014. Radiografia di un Paese più vecchio. E più ingiusto.