L’acciaieria Lucchini sul filo e intanto spegne l’altoforno. La società, oggi di porprietà russa fa capo al gruppo Severstal (in russo “acciaio del Nord”) uno dei più grandi gruppi dell’acciaio nel mondo. È stato uno dei primi gruppi industriali russi a fare acquisizioni all’estero e in Italia ha comprato la Lucchini di Piombino, separata dalla Lucchini RS di Brescia, ancora controllata dalla famiglia Lucchini. Le scelte imprenditoriali del gruppo russo non si sono rivelate delle migliori, fino alla situazione attuale con l’altoforno in spegnimento.
Il momento è decisivo, la tensione a Piombino, dove l’altoforno si spegnerà tra oggi e domani, è altissima. Sembrava che l’accordo di programma da firmare tra governo e istituzioni per salvare la Lucchini (ma anche la siderurgia in genere) fosse cosa fatta ma ancora si attende. Con un po’ più di ottimismo. “Credo che oggi firmiamo il protocollo di intesa sul futuro di Piombino con i ministri e il presidente della Regione Toscana” ha garantito in tarda mattinata il presidente del Consiglio Matteo Renzi rispondendo ai cittadini nella diretta twitter.
“La Regione ha fatto la sua parte mettendo ingenti risorse sul porto e sulle nuove tecnologie” – ha detto il governatore toscano Enrico Rossi – Ora tocca al governo fare scelte di politica industriale e di finanziamenti. Gli operai sono in lotta in questo giorno drammatico in cui si spegne l’altoforno. Sento tutta la responsabilità che ho ma sono sereno. Firmerò solo se ci saranno precise garanzie”.
L’accordo deve assicurare la riconversione ecologica della siderurgia tramite la chiusura alla Lucchini dell’altoforno e la futura ricostruzione dell’area a caldo dove si produce l’acciaio con forno elettrico e Corex, più il potenziamento del porto per la rottamazione delle grandi navi. Sullo sfondo anche la partita dello smaltimento della Concordia. Ma lo stesso accordo deve anche garantire il traghettamento, durante il periodo di transizione di almeno 4 anni, di tutti i 4.000 lavoratori Lucchini, tra diretti e indotto, tramite i contratti di solidarietà per i 2.000 diretti da impiegare in altri lavori di bonifica, ambientali e al porto e la cassa integrazione per gli altri.