I Dipendenti privati hanno già detto addio al vecchio contratto di lavoro co.co.co. ora, con la riforma della pubblica amministrazione (PA) anche i Dipendenti Pubblici Statali dovranno dire addio a questa tipologia di contratto oramai obsoleta e superata, questa è solo una delle diverse novità che intereserrà il settore del pubblico impiego a partire dal 2017, ma vediamo ora nel dettaglio cosa comporterà l’abbandono del contratto co.co.co.
Dipendenti Statali: addio al contratto co.co.co
Uno degli obiettivi dichiarati del famoso Jobs Act è stato proprio quello di riformare e riordinare tutti i vari rapporti lavorativi esistenti in italia divenuti oramai vecchi e obsoleti che spesso creavano solo confusione nel già difficile mondo del lavoro, nel settore privato l’abolizione dei contratti co.co.co è stata già effettuata ora invece toccherà anche ai lavoratori pubblici dire addio a questa forma contrattuale.
Per tutti i dipendenti pubblici infatti non sarà più possibile ricorrere ai co.co.co nella Pubblica Amministrazione, il tutto a partie dal 1 gennaio 2017, i sindacati hanno però lanciato già l’allarme in vista di questa importante novità, secondo i quali l’abolizione di questa tipologia contrattuale creerà non poche difficoltà in un settore pubblico già messo non molto bene, infatti secondo la CGIL ad oggi i contratti di collaborazione all’interno della PA sono circa 40.000 ed è facile intuire che potrebbero nascere proteste e mobilitazioni proprio da parte di questa grossa fetta di dipendenti precari.
Infatti va ricordato che nel settore pubblico non è possibile trasformare un contratto di lavoro co.co.co prossimo alla scadenza in un nuovo contratto a tutele crescenti introdotto dal Jobs Act, l’unica via percorribile per poterlo fare sarebbe qualla di attivare un concorso pubblico, ma cosa succederà quindi alla scadenza del contratto di co.co.co. per i dipendenti pubblici?
Con l’abolizione di contratti co.co.co l’obiettivo del Governo è quello di mettere fine alla questione del precariato e stabilizzare tutti i contratti di collaborazione in essere, l’esecutivo ora dovrà studiare le modalità con cui attuare questa conversione contrattuale anche se al momento non è ancora stato rinnovato il contratto nazionale e sono già passati ben 7 anni dall’ultimo aumento delle retribuzioni.
Una soluzione in tal senso arriva dalla Cgil che propone prima la trasformazione dei contratti precari in determinati, e nel frattempo preparare il concorso che permetta poi di rendere definitivamente i contratti stabili a tempo indeterminato come è avvenuto per i collaboratori co.co.co. dell’Inail.