Nell’era digitale, della social reputation e del personal branding, il Curriculum Vitae resta comunque lo strumento di presentazione più comune, e nella maggior parte dei casi la “vetrina”, il primo “impatto” tra azienda e candidati. Mettiamo in chiaro una cosa importante: oggi, per emergere e “far colpo” sui recruiter non è sufficiente avere un CV ben redatto; di certo, però, è necessario che chi lo legge abbia un impatto positivo, e trovi nel CV delle buone ragioni per proseguire la conoscenza della candidatura…
A volte (troppo spesso), invece, accade il contrario: il curriculum diventa un’arma a doppio taglio, e rappresenta una buona ragione per NON approfondire la valutazione della persona, ed “archiviare” la candidatura tra i non idonei.
Penserete che questo accada quando, dallo screening, il selezionatore non riscontra le competenze che sta cercando, o comunque non trova coerenza tra il profilo ricercato e quanto emerge dal CV.
Chiunque di voi che si occupi di selezione, o che abbia frequentato un Master in Risorse Umane sa che è verissimo: queste sono buone ragioni per eliminare dei candidati dall’iter selettivo. In questo caso, si tratta di motivi “sostanziali”, di titoli, competenze, insomma di qualcosa che non possiamo improvvisare, e su cui non possiamo e non dobbiamo mentire. Dunque, non è questo il tema del presente articolo.
Vorrei invece parlarvi di qualcosa di meno sostanziale, ma altrettanto dannoso per l’esito di una candidatura:
I cinque errori più comuni che si riscontrano sui CV.
- i recapiti del candidato: sì, credeteci, sto parlando proprio del numero di telefono, dell’indirizzo email eccetera. È assolutamente comune, ad esempio, che le persone non ricevano l’email con cui si richiede un contatto, o con cui si invia il link per fare online i primi step dell’iter selettivo (ad esempio un test), perché inseriscono sul proprio CV una email secondaria, che non controllano mai. “Sa, non metto la mia email personale sul CV perché non voglio che si riempia di spam!”. Non è un caso isolato, è successo più e più volte! Così come numerosi sono stati i casi di numero di telefono con una cifra sbagliata. Per non parlare – infine – di coloro che non rispondono al telefono nemmeno se insisti tre volte in un pomeriggio.
Dunque, inserite i vostri recapiti principali, cioè l’indirizzo di posta elettronica che leggete più spesso, e il numero di telefono che tenete sempre acceso. Controllate che non ci siano errori di battitura. E, se avete mandato delle candidature, rispondete alle chiamate anonime e a quelle da numeri che non conoscete.
Il recruiter è spesso un consulente in outsourcing, non chiamerà necessariamente dal centralino dell’azienda presso la quale vi siete candidati!
- Il format: se cercate online, troverete molte risorse da cui è possibile scaricare layout interessanti per redigere il vostro CV; in alternativa, sempre online, potete trovare il format per compilare il CV in versione Europass. Scegliete liberamente cosa preferite, ma fate un buon lavoro, e fate rileggere il risultato a un paio di amici, magari che abbiano un po’ di esperienza nel settore.
Ricevere un Europass compilato male è davvero fastidioso. Ti chiedi come possa, quella persona, aver sbagliato nel riempire un form così chiaro e che lascia poco spazio alla “creatività”. Eppure succede, fin troppo spesso. Così come succede (costantemente) che il modello Europass utilizzato sia quello valido quattro anni prima. Il CV è la prima impressione che il recruiter avrà di noi: facciamo attenzione.
Ad ogni modo, ai neolaureati e a chi non ha da raccontare una lunga carriera in grandi aziende, passaggi di livello e di inquadramento contrattuale, io suggerisco di non utilizzare l’Europass (tranne se espressamente richiesto).
Un layout più personalizzabile è molto più efficace: consente di mettere in luce le caratteristiche salienti del profilo, e far capire, con uno sguardo d’insieme, cosa ci possiamo aspettare da quel candidato. Se il CV cattura l’attenzione, poi il recruiter andrà ad approfondire la candidatura.
- la lunghezza: “less is more”. Non c’è bisogno di allungare il brodo. Per un profilo giovane, una o due pagine (ben pensate dal punto di vista del layout) sono più che sufficienti. L’importante è che emergano chiaramente i tratti salienti del percorso della persona, e ancor più chiaramente gli aspetti coerenti con quanto richiesto nell’annuncio. La prima fase degli screening è sempre piuttosto veloce, a ciascun CV vengono dedicati pochi secondi per capire se approfondire o archiviare. Non è efficace mettere le informazioni importanti a pagina quattro, dopo tre pagine di lavoretti estivi o corsi di cucina (beh, a meno che sia il CV di uno chef!).
- ordine delle informazioni: ogni regola ha le sue eccezioni. Nel caso dei CV, buona regola è suddividere le sezioni in questo ordine:
- dati e recapiti del candidato
- esperienze professionali (in rigoroso ordine inverso, dalla più recente alla più vecchia)
- formazione (ancora, in rigoroso ordine inverso, dalla più recente alla più vecchia)
- altre competenze (lingue straniere, software ecc)
- skill trasversali, hobby eccetera
Serve soffermarsi su una riflessione importante. Lo scopo del CV non è tenere un diario della propria vita, ma comunicare (a chi lo legge) chi siamo OGGI, al momento della candidatura. Per cui, la regola del “rigoroso ordine inverso” resta valida in tutti i casi. Non è invece perentorio l’ordine delle sezioni.
Cioè, posto che nel caso di qualcuno che ha già una vera storia professionale da raccontare, in linea con la candidatura, resta confermato che vanno indicate prima le esperienze professionali e dopo quelle di formazione, è altrettanto vero che dobbiamo sapere che le prime informazioni sono quelle che incoraggiano o dissuadono il recruiter ad andare avanti nella lettura.
Se ti stai candidando per uno stage in Risorse Umane, non hai mai lavorato in azienda ed hai appena frequentato un Master in HR, non dovrai iniziare dalle esperienze professionali. Non è utile che il recruiter debba leggere due pagine di lavoretti estivi in pizzeria, e scoprire solo a pagina tre che in realtà hai conseguito da poco una laurea a pieni voti e un Master in HR.
Occorrerà dunque privilegiare le informazioni coerenti con la ricerca, e mettere in testa le esperienze formative, che descrivono più chiaramente il valore della candidatura rispetto alla posizione specifica.
- verifica sui social: ho iniziato questo articolo parlando di social reputation e di personal branding. La presenza online e la cura della stessa sono fondamentali, per chi sta cercando lavoro. Questa non è la sede per soffermarci in dettaglio su come gestire al meglio i singoli social, ma c’è un una cosa importante che va detta: è molto comune che il recruiter, dopo aver ritenuto interessante un CV, e prima di contattare la persona, vada a verificare online la candidatura.
Quanto presente sul CV, dunque, dovrebbe essere supportato e approfondito meglio sui profili social del candidato, specialmente Linkedin (per chi lavora nel contesto aziendale). Ricevere la visita del selezionatore sulla propria pagina è un’occasione da non sprecare, è davvero un’opportunità per aggiungere valore alla propria candidatura, farsi conoscere meglio, farsi apprezzare.
I propri social destinati al lavoro vanno dunque curati con molta attenzione e aggiornati con frequenza. Sul CV, dunque, andranno riportati i link (cliccabili) ai profili social coerenti con la candidatura.