L’abbigliamento è sempre stato un argomento controverso se si tratta di lavoro. Sin dal giorno del colloquio, ogni lavoratore, o candidato, si chiede quale possano essere gli abiti più adatti per l’ambiente in cui si accinge a lavorare. In effetti, a ben guardare, l’argomento è piuttosto ampio e non certo di facile gestione.
Esistono ambienti lavoro in cui semplicemente la cosa non è rilevante, ci si può vestire casual, magari non eccessivamente estrosi, dopo di che si lascia al gusto personale del singolo decidere come e cosa. Esistono, poi, luoghi di lavoro più formali, aziende più strutturate, dove il dress code è importante e, in alcuni casi, indicato nel contratto che il collaboratore deve accettare tra le regole di comportamento.
C’è infine tutto un altro punto di vista che riguarda invece l’obbligo di indossare un abbigliamento specifico, una divisa, dei dispositivi di protezione, una tenuta da lavoro necessaria a proteggere la salute e l’incolumità dei dipendenti.
In alcuni casi può essere utile anche a brandizzare l’azienda, lì dove la tenuta da lavoro riprende l’identità dell’organizzazione.
D’altra parte, molte aziende sono specializzate proprio sulla distribuzione di abbigliamento lavorativo specifico, che esula dal normale dress code, per rientrare più nel concetto di divisa, come Be Uniform, uno dei leader nel comparto dei vestiti da lavoro.
In questi ultimi casi, però, cosa dice la legge? Quali sono i doveri del datore di lavoro e quali quelli del lavoratore? E come comportarsi in quelle situazioni in cui viene data carta bianca ai dipendenti, per l’abbigliamento professionale?
Cenni normativi
La legge entra in scena in materia di abbigliamento lavorativo all’interno del Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro, in modo particolare all’art. 74 del D.Lgs n. 81 del 2008.
In linea di massima, questa norma pone principalmente due obblighi.
Il primo riguarda il datore di lavoro, che è obbligato a fornire ai suoi dipendenti tutti i mezzi di protezione idonei per svolgere il loro lavoro in sicurezza.
In tal senso, dunque, il datore di lavoro dovrà analizzare il contesto operativo, valutare il livello e le diverse occasioni di rischio, con che frequenza il lavoratore può esservi esposto e, in ultima battuta, stabilire quali DPI sono necessari per tutelarlo. Pertanto, è tenuto anche a provvedere al rifornimento dei DPI e distribuirli ai lavoratori esposti ai suddetti rischi.
Dal canto loro i lavoratori, lì dove necessario, sono obbligati a indossare quanto procurato dal datore di lavoro, per tutelare la propria incolumità e proteggersi dai rischi riscontrati nei luoghi in cui dovranno operare.
Queste sono le uniche circostanze in cui la legge interviene a regolare l’abbigliamento sul luogo di lavoro.
In aggiunta a questo, però, va precisato che la legge, nella sottoscrizione dei contratti di lavoro, è chiara nel definire che se il contratto è firmato da entrambe le parti, allora ognuno dovrà rispettare quanto in esso contenuto.
Può succedere, dunque, in alcuni casi, che all’interno del contratto sia specificato l’obbligo di seguire un certo dress code a lavoro o indossare tute o divise specifiche, per omologarsi al resto della squadra.
Ne è un esempio quello che si può osservare nelle catene di montaggio delle grandi industrie meccaniche o nelle catene alberghiere o, in alcuni casi nei ristoranti. In questi casi, però, il datore di lavoro non è obbligato a procurare la divisa ai suoi dipendenti, per legge. Può scegliere di fornirlo, specie nei casi in cui le tenute siano brandizzate, ma non è un suo stretto dovere. In generale, lì dove non sono riportate clausole stringenti nel contratto di lavoro, il lavoratore è lasciato libero di scegliere e acquistare ciò che desidera, purché rientri nei parametri indicati nel contratto.
Quali regole seguire dove non esistono regole sul dress code?
L’idea di fondo che deve guidare ogni lavoratore nella scelta del suo outfit da lavoro è senza dubbio il buon senso e una logica basata sulla coerenza rispetto al contesto.
Se si lavora in un centro di animazione infantile chiaramente l’abbigliamento richiesto è diverso rispetto a quello di una grossa multinazionale di servizi.
È sempre bene, dunque, osservare e informarsi sulle preferenze o la tipologia di ambiente e mansioni che si andranno a svolgere, per riuscire a essere adeguati sin dal primo giorno di lavoro o, addirittura, dal colloquio.
In linea di massima, un abbigliamento sobrio e non troppo “chiassoso” è sempre ben gradito in quasi tutte le circostanze.