La legge 5 novembre 2021, n. 162, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale, prevede delle modifiche al precedente decreto legislativo in materia di pari opportunità tra uomo e donna in ambito lavorativo. Grazie a queste nuove disposizioni è stato istituito un maggiore rispetto delle parità di genere sui luoghi di lavoro, contrastando quello che da sempre è stato il divario tra uomo e donna, in favore del concetto di inclusività e di una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro.
Dal 2021 è stato introdotto, quindi, l’obbligo per le aziende composte da più di 50 dipendenti, di redigere un rapporto circa la situazione dei propri dipendenti che siano uomini e/o donne, in ciascuna delle professioni e mansioni che svolgono, in base allo stato delle assunzioni.
Questo rapporto deve essere compilato e poi trasmesso dalle aziende alle RSA entro il 31 dicembre, ogni due anni. Nel caso in cui il datore di lavoro non dovesse ottemperare a tale obbligo sono previste delle sanzioni e verifiche da parte dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro che verranno introdotte mediante specifici decreti ministeriali.
Quali sono i possibili vantaggi e le opportunità per le aziende?
Dal 1° gennaio 2022 è prevista la certificazione della parità di genere a partire (qui trovi maggiori informazioni sulla certificazione di parità di genere), un documento che attesta le politiche e le misure adottate dal datore di lavoro per ridurre il divario di genere, ovvero che parli di tematiche che riguardino l’opportunità della crescita aziendale, la parità salariale se vengono svolte le stesse mansioni da uomini e donne all’interno dell’azienda, delle politiche di gestione delle differenze di genere e della tutela della maternità.
Questa certificazione volontaria che le aziende possono richiedere, comporta però una serie di possibili vantaggi come il riconoscimento di incentivi e sgravi contributivi o l’aumento della “brand reputation” e del benessere organizzativo che si traduce in un possibile aumento della produttività.
La parità di genere adottata dalle aziende consente di essere premiata con un esonero nella contribuzione nella misura dell’1%, con un limite massimo di 50mila euro e un punteggio premio nella valutazione di eventuali progetti ai fini dell’ottenimento di aiuti di Stato e affidamento di appalti pubblici.
L’aspetto più interessante di questa novità sembra essere il percorso che le aziende sono chiamate a fare per ottenere la certificazione. L’obiettivo sarà quello di adottare un cambio della cultura organizzativa, che orienti ogni singolo processo verso una politica per la parità di genere.
Schema di riferimento adottato dalle aziende
Adottando e certificando la parità di genere, ogni azienda potrà:
- usufruire di sgravi contribuitivi previdenziali con un massimo di 50mila euro all’anno;
- ottenere un punteggio premi per la concessione di aiuti di Stato e finanziamenti pubblici in genere;
- avere un maggiore punteggio premio per la concessione di finanziamenti pubblici e aiuti di Stato;
- avere un maggiore punteggio nelle graduatorie per la partecipazione a bandi di gara finalizzati all’acquisizione di servizi e forniture.
L’adozione di tale schema prevede che l’azienda garantisca il monitoraggio e l’assegnazione di un punteggio agli indicatori KPI divisi in sei macro aree: cultura e strategia, governance, processi HR, opportunità di crescita e inclusione delle donne all’interno del mercato del lavoro, stessa remunerazione per genere, tutela della genitorialità e conciliazione vita e lavoro.
Questi indicatori potranno essere applicati sulla base di un principio di proporzionalità che stabilisce l’applicazione proporzionale e graduale in base alle dimensioni dell’organizzazione e della complessità dell’azienda in questione. Tutti gli indicatori saranno di carattere qualitativo o quantitativo a seconda della macro area di riferimento e potranno essere definiti gli obiettivi minimi, misurati dagli stessi indicatori a seconda dei parametri dimensionali dell’azienda.
La parità di genere in ambito lavorativo, conclusioni
La parità di genere in ambito lavorativo è importante non solo per il benessere dei singoli lavoratori, ma anche per la società e per l’economia nel suo complesso.
Un ambiente di lavoro più inclusivo e rispettoso, dove tutte le persone si sentono accettate e valorizzate, può portare a un aumento della motivazione, dell’impegno e della soddisfazione dei dipendenti, il che può migliorare la produttività e la performance dell’azienda.
E’ importante che le donne possano accedere alle stesse opportunità di carriera e di guadagno degli uomini, senza essere discriminate sulla base del loro sesso. Fare carriera in base alle loro capacità e alla loro esperienza, senza essere penalizzate da stereotipi di genere o da pratiche discriminatorie.
La parità di genere può avere un impatto positivo sulla economia e sulla società in generale. Le donne che lavorano possono contribuire in modo significativo alla crescita economica, alla riduzione della povertà e al miglioramento della salute e dell’istruzione dei loro figli.
In conclusione, la parità di genere è un valore fondamentale dei diritti umani e della giustizia sociale. Tutti i lavoratori, indipendentemente dal loro genere, hanno il diritto di essere trattati con dignità, rispetto e uguaglianza sul posto di lavoro.