Uno dei temi più affrontati in Italia è quello della pensione, in molti infatti sperano di dire definitivamente addio al lavoro e dedicarsi così esclusivamente a sé stessi. Purtroppo, però con il passare degli anni l’età minima per il pensionamento si sta alzando sempre di più, il che rende problematico anche il ricambio generazionale dei lavoratori. Anche per quest’anno per andare in pensione è necessario attendere i 67 anni d’età, tuttavia, esistono anche altre strade per poter andare in pensione in modo anticipato. Si tratta ovviamente di strade agevolate per andare in pensione completamente legali ed aperte a tutti.
Quota 103
La legge di bilancio 2023 prevede la cosiddetta “quota 103” che permette di accedere alla pensione anticipata con almeno 62 anni d’età e 41 anni di contributi. In parole povere, tale pensione è destinata a coloro che sono nati fino al 1960, e che lavorano dal 1981.
Per richiedere la pensione con quota 103, la prima finestra utile è quella di aprile, previo raggiungimento dei requisiti menzionati entro il 31 dicembre 2022. Per i lavoratori pubblici, invece, la prima finestra utile è dal primo agosto. Per coloro che maturano, invece, i requisiti nel corso del 2023, bisogna attendere tre mesi (per i lavoratori pubblici) o sei mesi (per i lavoratori pubblici) per inoltrare la domanda.
L’importo lordo mensile massimo riconosciuto ai lavoratori è non superiore a cinque volte il trattamento minimo, fino al raggiungimento del requisito di vecchiaia “standard”. Inoltre, non è cumulabile fino al raggiungimento dei requisiti della pensione di vecchiaia con i redditi da lavoro dipendente o autonomo, ad eccezione dei redditi derivanti da lavoro occasionale, nei limiti di 5.000 euro lordi.
La richiesta di pensione anticipata può essere fatta come una domanda di pensione “normale”, quindi utilizzando il sito dell’INPS, al quale si accede mediante SPID, Cns o Cie, oppure richiedendo il supporto di un patronato. Per avere maggiori dettagli, sia sulla quota 103, che sulle altre modalità anticipate di pensionamento, è consigliabile richiedere una Consulenza Pensionistica ad un esperto.
Pensione anticipata ordinaria
La pensione anticipata ordinaria è erogata a prescindere dall’età anagrafica dei lavoratori, destinata agli iscritti all’assicurazione generale obbligatoria e alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi (coltivatori diretti, artigiani, commercianti), ai fondi sostitutivi, agli iscritti alla gestione separata dell’INPS, ecc. I requisiti per la pensione anticipata ordinaria sono 42 anni e 10 mesi di contributi versati per gli uomini, e 41 anni e 10 mesi per le donne.
Opzione donna
La misura opzione donna è cambiata nel 2023. Infatti, la legge di bilancio ha modificato la legge numero 26 del 28 marzo 2019. Pertanto, attualmente è possibile accedere ad opzione donna se si hanno 35 anni di contributi versati e 60 anni senza figli.
Se si ha un figlio, l’età scende a 59 anni, mentre con due o più figli, l’età diventa 58 anni. Tuttavia, Opzione Donna è solo per alcune categorie di lavoratrici, come le licenziate o le dipendenti di aziende in crisi. In questo caso, è possibile accedere ad Opzione Donna solo se dal 1° gennaio 2023 in poi risulta attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale, ai sensi della legge 296/2006, e riguarda solo le aziende con almeno 250 dipendenti o di rilevante interesse nazionale.
Per i soggetti licenziati, inoltre, è necessario che il licenziamento sia stato effettuato tra la data di apertura e di chiusura del tavolo di crisi. Altre categorie di donne che possono accedere ad Opzione Donna sono le invalide civili con invalidità pari o superiore al 74% e caregiver da almeno 6 mesi, che assistono coniuge o familiare (entro il secondo grado di parentela) con disabilità grave.
Lavoratori precoci
È possibile andare in pensione a qualsiasi età, a patto che si abbiano 41 anni di contributi versati ed almeno uno versato prima del compimento del 19 esimo anno di età. Occorre altresì essere in possesso di almeno una di queste quattro condizioni previste dalla legge: essere in stato di disoccupazione per licenziamento, per dimissioni per giusta causa o aver subito la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro; assistere e convivere da almeno sei mesi con il coniuge o un parente con handicap; riduzione della capacità lavorativa superiore o eguale al 74%; svolgere attività usuranti e gravose.