In seguito ad una sentenza della Corte Costituzionale ci sono importanti novità sulla fruizione dei Permessi della Legge 104 (104/92), fino ad ora potevano usufruirne i coniugi e parenti, la corte Costituzione ha invece stabilito che anche il convivente può beneficiarne purché il partner sia un convivente stabile, nell’articolo vediamo tutti i dettagli di questa sentenza in merito alla Legge 104.
Permessi Legge 104 anche per il convivente
La Legge 104/92 è stata introdotta il 5 Febbraio del 1992 (oggi viene comunemente chiamata Legge 104) allo scopo di favorire e semplificare l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone partatrici di handicap o con particolare patologie, la Legge allo stesso tempo mira anche a tutelare i diritti dei soggetti che vongono considerati diversamente abili.
Un recentessima sentenza emessa dalla Corte Costituzionale ha ridefinito l’elenco delle persone che possono beneficiare dei permessi che la legge consente di ottenere, va ricordato infatti che ad oggi coloro che possono beneficiare dei permessi sono:
- la persona disabile
- un familiare convivente (marito, moglie, figli)
- i parenti come i nipoti
la sentenza ha invece stabilito che anche un convivente (quindi non solo coppie sposate) possono usufruire dei permessi della legge 104 per fornire assistenza al disabile, l’aspetto importante è che la persona convivente lo sia in forma stabile e non saltuaria.
La sentenza della corte costituzionale a differenza delle altre sentenze ha un’efficacia immediata e viene applicata non solo per le parti in causa ma per tutti gli italiani che beneficiano della Legge 104/92, nel dettaglio è stato considerato illegittimo l’articolo 33, comma 3, della legge che elenca tra i fruitori dei permessi solo le coppie sposate e i familiari più stretti e non include, invece, i conviventi.
Quali conviventi hanno diritto ai permessi della legge 104?
Entriamo ora nel dettaglio cercando di comprendere quali requisiti debba avere il convivente per poterne beneficiare.
Per poter beneficiare anche il convivente quest’ultimo ooltre a vivere sotto il medesimo tetto e dividere le relative spese, devono avere un rapporto di convivenza duraturo, con il compagno dell’altro sesso, basato sugli stessi capisaldi del matrimonio (obbligo di fedeltà, di reciproca contribuzione economica, materiale e morale, ecc.).
Una sentenza quella della corte costituzione che sancisce l’incostituzionalità dell’articolo 3 della Costituzione poichè pregiudica il diritto alla salute di alcune categorie di cittadini solo perché non sono uniti dal vincolo del matrimonio.